mercoledì 5 novembre 2008

talking about revolution...





A ormai tre settimane dall'elezione di Barack Obama, e dopo aver smaltito la conseguente sbornia mediatica, mi sembra più che giusto spendere due parole sull' accaduto. E questo perchè non capita tutti i giorni di essere spettatori di un evento, intendendosi per tale non il semplice sopravvenire di un fatto tra i tanti nell'economia della storia, ma qualcosa che accade ed il cui accadere( o come si direbbe in latino e-venire) è stato favorito dal realizzarsi di una serie di condizioni che lo hanno reso possibile. Ed il cui manifestarsi influirà sulla storia futura tanto da cambiarne il corso in maniera radicale e far percepire a tutti che il mondo non sarà più lo stesso, al di là di ogni retorica. Episodi felici come le scoperte scientifiche o quelle in campo medico che hanno saputo migliorare la qualità della vità sono sicuramenti eventi felici. Altri, come il lancio della bomba atomica o i campi di sterminio rappresentano, al contrario, eventi tragici nella storia dell'umanità.
Barack Obama eletto 44mo presidente degli Stati Uniti è sicuramente un evento, perchè dopo 219 anni per la prima volta alla Casa Bianca è stato eletto un afroamericano. Non che il colore della pelle sia da intendersi come l'elemento portante della sua campagna elettorale. Obama, sia chiaro, ha vinto per la forza delle sue proposte. Ma la rivoluzione della sua elezione consiste piuttosto nel fatto che per la prima volta negli Usa, il paese da sempre è considerato la più grande democrazia esitenete, il fattore razziale non ha più rappresentato un ostacolonella corsa alla Casa Bianca. E non è cosa da poco!

venerdì 31 ottobre 2008

sabato 25 ottobre 2008

Da grande farò il pompiere!!!


Se per caso perseguite progetti di vita al limite dell'utopismo e chi vi sta intorno invece di spronarvi ed incoraggiarvi a non desitere dall'impresa, vi consiglia, al contrario, di lasciar perdere profetizzando un sicuro insuccesso,avete solo due soluzioni.O vi ripetete a mo' di mantra e con quotidiano impegno "uno su mille ce la fa, ma come è dura la salita", come Gianni Morandi docet, o vi autopropinate una buona dose quotidiana di Grisù! Ben inteso, non il gas letale, ma Grisù il draghetto, protagonista della TV dell'infanzia quando l'infanzia era la mia, ovverosia eoni fa. E' dunque fortemente probabile che non tutti ricordino o sappiano chi sia Grisù, ragion per cui occorre rinfrescare la memoria.
Figlio di Fumè Draconis, drago avvampatore della più nobile stirpe,Grisù è un draghetto dalle larghe vedute, o meglio un draghetto progressista come lui stesso ama definirsi, il cui sogno più grande è quello di diventare un pompiere. Ebbene sì un pompiere,il mestiere forse meno adatto ad un drago, anche quello privo di ogni intenzione incendiaria.Eppure Grisù non demorde perchè nei suoi sogni non c'è immagine più bella che vedersi alla guida di una fiammante autopompa rossa, pronto a domare anche il più temibile incendio. Perciò si impegna a non affumicare nulla e nessuno e si dà da fare per essere di aiuto al prossimo. Ma regolarmente qualcosa accade. E basta un nonnulla, la più piccola emozione per far sprigionare al draghetto un'implacaibile fiammata, che oltre ad incenerire ciò che lo circonda,lo getta nel più totale sconforto. Nonostante ciò il nostro eroe non è di certo privo di spirito e malgrado tutti, ma proprio tutti, gli dicano di lasciar stare,Grisù non demorde e al termine di ogni sua avventura afferma speranzoso e con orgoglio << da grande farò il pompiere!>>
Tutto questo per dire che sono finalmente disponibili in DVD le avventure di questo piccolo eroe nato dalla fervente fantasia dei fratelli Pagot, gli stessi che hanno creato Calimero per intenderci.Ed è una visione consigliata a tutti, in particolare a chi, troppo spesso, si sente invitato a desistere dai propri propri progetti.

domenica 19 ottobre 2008

Mamma Mia!...il film.


Al sig. Wintermann non piacciono i musical. Non li ama, non li ha mai amati , e probabilmente non li amerà mai. Appartiene a quel genere di persone che faticano a coordinare musica ed e drammatizzazione scenica, per sintetizzarli in un unico atto performativo. E che trovano, al contrario, quasi sgradevole l'irrompere di una coreografia o di una canzone nel bel mezzo di un dialogo tra i protagonisti della storia in scena. Eppure anche lui è stato contagiato dal ciclone Mamma Mia! e me lo ritrovo a fischiettare Dancing Queen con un tale piglio, nemmeno fosse un appassionato di vecchia data del rock melodico targato ABBA.Colpa indubbiamente dei musicisti scandinavi, ma colpa ancor più un film gradevolissimo e trascinante che ha il potere di donare levità al cuore. Durante le due ore di scarse di proiezione si fa una certa fatica a rimanere compostamente seduti ( quando invece ci si vorrebbe scatenare come i protagonisti del film!), mentre al termine del film si esce dal cinema con la voglia di fare un salto al Touring Club più vicino per scoprire qualcosa di più delle isole greche che hanno fatto da meravigloso sfondo alla storia. Inutile dire che la voglia di fare un tuffo in quel mare è tanta.
Sugli attori nulla da dire. La Streep è notevole anche come cantante (oltre che inaspettatamente ginnica!!)così come bravi sono i suoi famosi colleghi...Se una pecca la vogliamo trovare, questa sta forse nella voce di Pierce Brosnan, non proprio da musical.Ma si finisce per dimenticarla, e ci si arrende al fascino dell'attore irlandense e all'intensità dei suoi duetti con la protagonista.
Che dire di più....Mamma Mia, here I go again,My my, how can I resist you...

venerdì 17 ottobre 2008

Money, money, money...Must be funny in a rich man's world



Wall Street crolla. E crollano le borse di mezzo mondo preannunciando un crisi talmente nera da fare invidia alla Grande Depressione del '29. Ci toccherà dunque affrontare un periodo di recessione non indifferente, senza nient'altro da fare che tirare i remi in barca se non ricorrere all'unica risorsa possibile (oltre ad appellarsi a qualche santo conosciuto in paradiso): fare 6 al Superenalotto!!
Date queste premesse mi sembra opportuno postare qui una canzone tratta dal musical Mamma Mia !, considerando che poi lo stesso musical spopola pure sul grande schermo....

DONNA
I work all night, I work all day
To pay the bills I have to pay

COMPANY
Ain't it sad?

DONNA
And still there never seems to be
A single penny left for me

COMPANY
That's too bad

DONNA
In my dreams I have a plan
If I got me a wealthy man
I wouldn't have to work at all
I'd fool around and have a ball

COMPANY
Money, money, money
Must be funny
In a rich man's world
Money, money, money
Always sunny
In a rich man's world
All the things I could do
If I had a little money
It's a rich man's world
It's a rich man's world

TANYA
A man like that is hard to find

DONNA
But I can't get him off my mind

ALL
Ain't it sad?

ROSIE
And if he happens to be free
I bet he wouldn't fancy me

ALL
That's too bad

PEPPER
So I must leave, I'll have to go
To Las Vegas or Monaco
And win a fortune in a game
My life would never be the same

COMPANY
Money, money, money
Must be funny
In a rich man's world
Money, money, money
Always sunny
In a rich man's world

DONNA
All the things I could do

COMPANY
If I had a little money
It's a rich man's world

Money, money, money
Must be funny
In a rich man's world
Money, money, money
Always sunny
In a rich man's world

DONNA
All the things I could do

COMPANY
If I had a little money
It's a rich man's world
It's a rich man's world

domenica 28 settembre 2008

Goodbye Mr. Cold Hand Luke!


Tra tutti i ruoli interpretati da Paul Newman, uno dei miei preferiti è quello di Cold Hand Luke, più noto in Italia come Nick mano fredda...Nel film diretto da Stuart Rosemberg, Newman interpreta il ruolo del carcerato Luke/Nick, sbattuto in galera per atti vandalici. Ma alla galera Nick non si arrende ed evade più volte,fino ad incontrare la morte, l'unica in grado di fermare la sua fuga per la libertà. Inevitabilmente, nell'America degli anni '60 impegnata a contestare, Nick Mano Fredda divenne la parabola del ribelle che non si piega, che si oppone a tutto e tutti pur di affermare la propria autonomia.
Ed in fondo Paul Newman fu un po' Nick. Nella vita come nella sua carriera artistica, ribellandosi ai clichè hollywodiani che lo avrebbero voluto bello ma per questo meno bravo, bello e perciò infedele e sciupafemmine...Così non fu. Newman seppe applicare il rigore dell' Actor's Studio a tutti suoi lavori,a quelli di successo come ai film meno riusciti. E riuscì ad essere fedele alla stessa donna per cinquant'anni. Cosa non da poco, a pensarci bene.

lunedì 15 settembre 2008

Madrid me mata


Si fa presto a dire Movida. Ebbene sì, entrato ormai nel nostro linguaggio quotidiano, Movida è una parola spagnola che usiamo per riferirci al buon vivere, tra feste, musica e godimento in generale.E sempre più spesso sentiamo parlare di Movida torinese, milanese, romana, etc...Ma la Movida è, o meglio è stata, ben altro. Innanzi tutto non c'è Movida al di fuori di quella madrilena. Tutte le altre ne sono una scialba imitazione, un tentativo di ridurre a semplice goliardia e voglia di sballo quello che fu il movimento culturale forse più dirompente della Spagna nell'immediato postfranchismo. Non che il desiderio di spassasserla alla grande, dopo anni di restrizioni ai costumi imposte dal Caudillo,non fosse alla base di questo scoppio di vitalità estrema.Ma di certo ci fu molto di più. Dal 1980 al 1986 circa la Movida attraversò Madrid in lungo e in largo in modo ironico ed irriverente, promuovendo una messa in discussione dei ruoli sociali stabiliti fino ad allora.Come era già successo per altre grandi città europee prima, la capitale iberica cominciò a sperimentare la voglia di trasgressione e di transizione nella modernità che a breve avrebbe investito le arti figurative, la moda, la musica, il cinema etc...Riviste come La Luna de Madrid e programmi televisivi quali La Edad de Oro o la Bola de Cristal si convertirono nei mezzi di comunicazione adatti a raccontare la Movida, non con i toni dei media specializzati e intelletualoidi, ma rimanedo fedeli a quello che erano: programmi di comunicazione di massa che seppero dar voce alla nascente avanguardia, sdognanadola dal clichè del movimento underground per pochi eletti. La Movida era per tutti e di tutti.
Ora, a quasi trent'anni dal nascere della Movida,la giornalista spagnola Silvia Grijalba ci racconta quel periodo esaltante attraverso i suoi diretti protagonisti: Almodovar, Alaska, Agatha Ruiz de La Prada, El Zurdo, tutti insieme da Puerta del Sol per gridare al resto della Spagna che l'antico regime era defunto. Tutti insieme per gridare, ognuno a suo modo, che Madrid nunca duerme!

domenica 14 settembre 2008

All we can do is keep breathing.

Canzone di Ingrid Michaelson, sentita in una puntata di Grey's Anatomy

The storm is coming but I don't mind.
People are dying, I close my blinds.
All that i know is I'm breathing now.
I want to change the world...instead I sleep.
I want to believe in more than you and me.
But all that I know is I'm breathing.
All i can do is keep breathing.
All we can do is keep breathing now.
All that I know is I'm breathing.
All I can do is keep breathing.
All we can do is keep breathing now.

All we can do is keep breathing
All we can do is keep breathing
All we can do is keep breathing
All we can do is keep breathing.
All we can do is keep breathing now.

venerdì 5 settembre 2008

Il prezzo dell'acqua.

Distributore presso la Biblioteca Civica - 23 centesimi.
Edicola in centro città - 50 centesimi.
Distributore automatico incontrato in una via cittadina - 60 centesimi.
Bar sotto casa - 1 euro.

Questi sono i prezzi della stessa bottiglietta d'acqua. I costi oscillano al variare del rivenditore.E non di poco, se si pensa poi che il prodotto venduto è lo stesso. E non parlo soltanto della materia prima, l'acqua minerale, che rimane tale sia che si chiami X o Y. Ma del fatto che l'acqua minerale di cui ho registrato queste differenze di prezzo è sempre della stessa marca. Ergo, stesse proprietà organolettiche, stessi costi di <> ed imballaggio. Cosa giustifica dunque un incremento di questo tipo, soprattutto nel caso dei due differenti distributori automatici dove, a giustificazione del fatto, non può neanche essere tirato in causa l'impiego di personale per la rivendita?

mercoledì 3 settembre 2008

Il talento di Mr. Ritchie


In principio era stato «Lock and Stock», Pazzi Scatenati, film che lo lancia nel 1998consegnandolo al beneplacito della critica internazionale, tanto europea quanto americana.Un paio di anni dopo ci riprova con «The Snatch» film che gli vale una nomination ai BAFTA Award,gli Oscar britannici, per intenderci. Pellicole che decretano l'affermarsi di Mr.Madonna, al secolo Guy Ritchie, come giovane cineasta brillante ed in grado di rappresentare, non senza una certa ironia, il sottosuolo londinese fatto di mafia (locale e non), scommettitori alla ricerca del denaro facile, boxisti senza più speranze, o giovani ingenui ed inadeguati, ma che per troppa fiducia finiscono nei guai.
Poi qualche film meno brillante, qualche mezzo fiasco, non ultimo «Swept Away», che nemmeno la presenza della illustre consorte può salvare da un botteghino disastroso.
Era dunque naturale che fosse piuttosto attesa la premiere londinese «RocknRolla»,un film con il quale Ritchie pare tornare al terenno a lui più congeniale, quello dei gangster movies. In «RocknRolla» si racconta infatti di due simpatici malavitosi che pensano bene di tentare una truffa ai danni della mafia russa impegnata sul terreno della speculzione dei terreni. Il tutto condito da una buona dose di azione, battute taglienti e intrecciarsi di colpi di scena.
Alla premiere c'erano tutti i pezzi da 90 del film: Gerard Butler,fascinoso mattatore assediato da centinaia di fans, Idris Elba, in T-shirt nera inneggiante a Obama,e la bellissima Thandie Newton. Naturalmente non poteva mancare la ex Material Girl, oggi più che mai sofisticata signora del pop internazionale. Madonna ha infatti interrotto per qualche giorno il suo Hard Candy Show pur di essere accanto al marito, mettendo così a tacere le voci su un presento prossimo divorzio.
Non resta dunque che attendere la visione di Rocknrolla, che dovrebbe arrivare nelle sale italiane il prossimo dicembre. Staremo dunque a vedere se Ritchie confermerà il tocco magico dei suoi brillanti inizi. E nel frattempo già si vocifera di un Rocknrolla 2...

domenica 31 agosto 2008

My heart will be blessed with the sound of music!


Se le mie vacanze di quest’anno sono state più brevi che mai, e segnate sino all’ultimo dall’incertezza, so per certo dove andrò il prossimo anno. Almeno credo.
Da circa un mese ha aperto le sue porte al pubblico Villa Von Trapp, la storica abitazione della famiglia nota al grande pubblico per uno dei musical più acclamati, The Sound of Music. Chi, insomma, non ricorda Maria, l’iper engergetica novizia di Salizburgo interpretata da una magistrale Julie Andrews, costretta a lasciare il convento per volontà della madre superiora che vuole testare la sincerità della vocazione religiosa della giovane, facendole trascorrere un periodo immersa nella vita secolare?
Chi non ha mai sognato un giro di Laendler, uno dei balli tipici del folclore austriaco, con il severo ma tremendamente fascinoso Capitano Von Trapp, impersonato sul grande schermo dall’ottimo Christopher Plummer?
Ebbene, per tutti costoro ( me compresa) c’è ora l’opportunità di alloggiare in quella che fu l’abitazione dei Von Trapp, trasformata di recente in un accogliente hotel.
Per intenderci. Non si tratta della casa utilizzata come set del film, ma dell' autentica dimora dei Von Trapp, famiglia esistita realmente Georg. L. Von Trapp fu infatti un eroe della Marina Austriaca, decorato durante la Grande Guerra, e dal 1923 al 1938 abitò la suddetta villa con i sette figli nati dal primo talamo e la seconda moglie Maria von Kutschera, aspirante novizia presso il monastero benedettino di Nonnberg a Salisburgo. Maria seppe conquistare la nuova famiglia educandola al piacere del canto e della musica, sino costituire con li ragazzi ed il Capitano un piccolo coro famigliare che si esibì più volte in varie località dell'Austria. Questo sino al 1938, anno dell' Anschluss, l'annessione dell' Austria alla Germania di Hiltler. I Von Trapp, incapaci di adeguarsi al nuovo (e terribile!) che avanzava, furono costretti a fuggire, lasciandosi alle spalle l'Austria e la loro casa salisburghese in seguito confiscata dai nazisti e abitata da Heinrich Himmler sino al 1945.
Adesso, dopo 70 anni, Villa Von Trapp riapre le sue porte in veste di un elegante hotel composto da 22 accoglienti camere che nei primi giorni di apertura hanno ospitato persino la 94enne Maria, primogenita di Georg Von Trapp. Entusiasta dell'albergo, Maria ha dichiarato che più che una vacanza, il suo è stato un ritorno a casa.
Inutile dire che la voglia di visitare la villa è grandissima, considerate le innumerevoli volte che ho visto il film, canticchiando la vivace Do Re Mi, oppure facendomi passare le paturnie con My Favorite Things, o commuovendomi all'ascolto di Climb Every Mountain... Che dire, se oltre al soggiorno in albergo, riuscirò a prenotare anche il The Original Sound of Music Tour astutamente proposto dal turismo salisburghese, posso affermare che veramente my heart will be blessed with the sound of music!

Ancora loro...

...Obama e McCain. Sarà forse colpa del clima un po’ asfittico che ultimamente caratterizza la nostra politica, ma devo ammettere che mi sto appassionando alle elezioni americane, pur con il loro gran carosello di Convention e Contriconvention che ad un europeo, ancor meglio ad un italiano, fanno quasi sempre storcere il naso sino a sbottare in un “è la solita americanata!”. E non senza una certa spocchia. Ma nonostante questo i due candidati hanno saputo guadagnarsi la mia simpatia.
Determinati nel proporre i loro programmi, incisivi nel vicendevole attacco, sebbene sempre nel reciproco rispetto, McCain e Obama anche in queste ultime ore hanno dimostrato una buona dose di astuzia politica cercando di porre rimedio ai punti deboli dei rispettivi programmi prima di prepararsi al rush finale per la corsa alla Casa Bianca,
McCain, accusato di rappresentare un paese vecchio ed invecchiato, ha pensato bene di chiamare come personale candidata alla vicepresidenza la giovane governatrice dell’Alaska Sarah Polin, 45enne determinata e bella (bellezza che le ha fatto guadagnare, nel 2007, la copertina di Vogue), capace di conciliare una carriera politica brillante con le esigenze di una famiglia numerosa (la signora, infatti, ha al suo attivo ben cinque figli). McCain spera così di conquistare le simpatie di gran parte dell’elettorato femminile, non limitandosi a quello repubblicano “per natura”, ma cercando altresì di attrarre quello che si sente ormai orfano di Hillary Clinton e dell’idea di una donna come primo presidente degli Stati Uniti. E non finisce qui. La Palin si batte da anni per la ripresa delle trivellazioni off- shore negli USA, auspicando finalmente l’indipendenza dalle risorse petrolifere mediorientali. Cosa non da poco per un paese che ormai ha visto salire il prezzo del carburante a 4 dollari al gallone e che è notoriamente poco avvezzo alla cultura del risparmio energetico.
Obama, la sintesi perfetta tra JFK e Martin Luther King, ma anche l’uomo che ha ridato vigore l’American Dream, ha scelto invece come suo vicepresidente Joseph Biden, senatore del Delaware, attualmente a capo della commissione parlamentare per gli Affari Esteri per via della sue competenze in ambito di politica internazionale. E proprio queste sue competenze dovrebbero servire a colmare l’inesperienza di Obama in materia di politica estera, ambito il più delle volte poco felice per i Democratici. Biden inoltre è di estrazione popolare, ma questo non gli ha impedito di affermarsi. Batsa crederci, tenere duro e lavorare sodo. Altro punto a favore del sogno americano.
E nelle prossime ore assiteremo anche all’aprirsi della Convention repubblicana, proprio nelle stesse ore in cui è previsto il sopraggiungere di Gustav. Stiamo dunque a vedere…

sabato 30 agosto 2008

Siamo tutti CT

E ci siamo! Riparte oggi il campionato e già ci troviamo qui pronti ad esultare, ad imprecare,ma soprattutto a dispensare buoni consigli perchè, si sa, in Italia, altro che santi e naviganti, siamo tutti CT, pronti a passare un altro anno con la testa nel pallone, mangiando pane e calcio sette giorni su sette. Fino alla nausea.

mercoledì 27 agosto 2008

Il Repubblicano che non ti aspetti.


Ammettiamolo, di lui c'eravamo un po' tutti dimenticati. Sarà che buona parte dell'anno è trascorsa a chiederci chi sarebbe stato il candidato democratico in corsa per la 44ma presidenza USA, se la lady di ferro Hillary Clinton, o il Golden Boy del nuovo sogno americano, il Barack Obama di "Yes , we can", che di John MacCain si erano perse un po' le tracce, almeno dal punto di vista mediatico. Le luci della ribalta, per tutto il 2008, erano state un po' fioche.
Ma in questa estate piuttosto calda dal punto di vista delle relazioni internazionali, ecco che McCain, il 71enne McCain, il reduce del Vietnam, riguadagna terreno tant'è che alcuni sondaggi lo danno addiirttura in testa nelle preferenze dei cittadini americani che si apprestano ad eleggere il loro prossimo presidente.
Improvvisa capacità di convincimento del repubblicano o piuttosto momento di défaillance deli democratico? Virata strategica dell'entourage di McCain, o improvvisa stanchezza di quello di Obama, che dopo un anno impegnato a mettere fuori gioco la Clinton, ha momentaneamente tirato i remi in barca? Forse entrambe le cose. Di certo alcune esitazioni, sopratutto nei confronti della crisi internazionale del conflitto russo-georgiano non hanno giovato ad Obama che ha lasciato scoperto un po' il fianco alle critiche.Fatto sta che i due candidati si giocheranno la loro partita più importante. E per vincerla McCain dovrà continuare a far leva sulle incertezze di Obama, mentre quest'ultimo dovrà ricordare agli elettori tutti i guai e gli errori della presidenza Bush.

giovedì 21 agosto 2008

mare mare mare...

i Terminal di Barajas

Quante volte ho attraversato i terminal di Barajas pensando che era un po'come far ritorno a casa..
Quante volte ho percorso con passo celere i terminal di Barajas, pregustando la colazione di Churros, Leche y Colacao che avrei fatto non appena giunta in quel baretto a Callao...
Quante volte mi sono lasciata alle spalle le porte dei terminal di Barajas desiderosa di correre ad aprire al più presto quelle de El Corte Ingles, paradiso per i shopaolic, dove avrei dato la caccia all'ultimo cd di Luis Miguel o de La Oreja de Van Gogh...
Quante volte ho lasciato un po' mesta i terminal di Barajas, per ritornare a casa, quella vera però...pensando, hasta pronto Madrid, hasta siempre Barajas....

Cui Jian, Allevi....e i paradossi cinesi


È un paese a regime comunista, ciononostante sta vivendo un forte sviluppo in senso capitalista.
È uno degli stati con crescita demografica più alta, nonostante le politiche governative non la incentivino e, anzi, facciano di tutto per mettervi un freno.
È il paese che in questi giorni ospita gli ultimi giochi olimpici. Eppure le releazioni tutt’altro che amichevoli con il Tibet, tanto per usare un eufemismo, la pena di morte ancora in vigore e le torture tollerate sia nei confronti di prigionieri comuni che di quelli politici ( sebbene una legge del 1996 , almeno formalmente, le vieti), farebbero rabbrividire il povero barone De Coubertin.
La Cina è veramente il luogo delle antinomie. Ed in questi giorni di tregua “olimpica “aggiunge un nuovo paradosso, al già suo nutrito palmres di contraddizioni. Merito di due musicisti, due artisti di fama internazionale, che tra loro non potrebbero essere più diversi, Cui Jian e Giovanni Allevi. Rocker il primo, anzi il rocker cinese per antonomasia, una sorta di Vasco Rossi orientale; enfant prodige della musica classicaa contemporanea il secondo. Ma cosa li accomuna o forse, meglio ancora, li allontana.?
Cui Jian è soprattutto uno di quei cantanti simbolo, un rocker contro, di protesta, le cui canzoni, che parlano soprattutto di libertà, esprimono dissenso ed ostilità nei confronti del sitema politico, ma anche il desiderio di radicale cambiamento nella realtà socio-politica cinese. Memorabile fu poi la sua partecipazione attiva alle vicende di piazza Tienammen nel 1989. Più volte infatti, e non solo cantando, incoraggiò quelle migliaia di studenti che chiedevano più libertà e meno repressione. E che ahimè furono brutalmente ridotti al silenzio dall’esercito. Per tutte queste ragioni Cui Jian è decisamente un personaggio scomodo tant’è che il governo cinese ha pensato bene di esiliarlo. Ne tollera l’esitenza certo, ma al di fuori dei patrii confini.
E proprio da qusto esilio, che rimane pur sempre una sorte migliore rispetto a quella capitata ad altri dissidenti, Cui Jian comincia a lamentare una certa stanchezza. Stanchenza principalmente perché oltre a lui, ad essere esiliata è proprio la sua stessa parola. E per un cantante non è una cosa da poco. Certo, ai suoi concerti continuano ad accorrere migliaia di persone, ed i suoi dischi funzionano bene. Ma Jian si chiede quanto dei suoi testi arrivi veramente al pubblico straniero. Il cinese purtroppo (o per fortuna) non è l’inglese, e ancorché ormai tutti sostengano e ci dicano che sarà la lingua del futuro e che prima o poi dovremmo impararla, al momento non sono ancora molti nel mondo a conoscerla bene, così bene da comprendere sino in fondo le importanti sfumature di una canzone, il cui valore non sta semplicemente nel riprodurre una melodia orecchiabile ma nell’inviare un messaggio, o meglio ancora nel comunicare un contenuto che a volte può anche essere rivoluzionario. È dunque comprensibile il senso di frustrazione che Jian ci dice di provare.
Tutt’altra storia invece per Giovanni Allevi. Pianoman, così come è stato ribattezzato dai media di mezzo mondo, si esibirà domani nella Città Proibità, accompagnato dalla China Philharmonic Orchestra, la più stimata orchestra sinfonica di tutta l’Asia. Allevi non sarà semplicemete pianista ed esecutore dei suoi brani più noti, ma si presenterà anche nelle vesti di direttore d’orchestra. E proprio in queste ore, nella Pechino olimpica, anche lui si sta “allenando” , provando e riprovando con gli orchestrali cinesi, dirigendo e comunicando con loro a ritmo di bacchetta. Naturalmente ci si chiede come facciano a capirsi, perché pur essendo Allevi, un vero “uomo rinascimentale”, che talentuoso conoscitore di musica e filosofia, non mi risulta che parli anche il cinese. Eppure intervistato dai giornalisti proprio su questa presunta difficoltà, ha risposto che «fortunatamente,ci si capisce tutti nonostante non si condivida la lingua». Quasi a dire che la musica è un linguaggio universale.
La musica però, oltre ad essre sapiente combinazione di suoni e melodie, è fatta anche di canzoni, ovverossia di parole. E la parola è umana aspira sicuramente all’universalità ma si scontra con la finitudine dell’uomo. Ascoltiamo dunque Allevi, ma non dimentichiamoci di Cui Jian.

venerdì 15 agosto 2008

Becoming Bruce Wayne



La Batmania dilaga. Ed è anche comprensibile! Ho già visto per ben due volte Il Cavaliere Oscuro, ed entrambe con la stessa partecipazione emotiva e la stessa tensione. Mai che mi sia partito uno sbadiglio traditore, o che mi sia “calata la palpebra” tanto da dovermi sparare un doppia dose di pura caffeina. In ufficio e tra amici abbiamo creato gruppi di discussione. Nolan ha centrato ancora una volta il bersaglio, peraltro non senza mettersi nei guai. Già, perchè con The Dark Knight ha passato il punto di non ritorno, trasbordando dal comic movie all'action thriller e nei prossimi episodi ( se mai ci saranno!), il regista dovrà misurarsi con se stesso. Non dico superarsi, ma quanto meno mantenere un livello alto. Una lettura banale delle vicende dell'Uomo Pipistrello non sarebbe tollerata.
Tutto questo, come dicevo poc'anzi, giustifica il diffondersi al limite del parossismo dell'interesse per Batman. E' sufficiente aprire Google, lanciare una ricerca, et voilà ...il gioco è fatto. Davanti ai nostri occhi appariranno come per magia migliaia di link rinvianti più o meno direttamente ad argomenti e questioni batmaniane.
In primis, naturalmente, quelli che si riferiscono alla pellicola in modo diretto, news su incassi e botteghino, gossip sulle vicende e vicessitudini del Cast e,non ultime, ipotesi sul futuro della storia.
Immediatamente dopo però seguono una serie di link ad articoli per così dire originali nel loro genere.
Il Sole24ore.com per esempio, ci illumina sulla filosofia in Batman. Alessandro de Nicola scomoda Derrida ed il poststrutturalismo francese per spiegare la sfrenata sociopatia di Joker, la cui anarchia farebbe invidia persino a Stirner.
Borsis Sollazzo, sempre per Il Sole24ore.com, spiega come nella Gotham City di Nolan si riflettano tutte le paure ed i conflitti della America di oggi, ancora traumatizzata dall’11 settembre.
La Stampa.it preferisce invece indicare la via giusta da intraprendere per diventare Batman, sottoponendo ai lettori lo studio di Paul Zeh, neuroscienziato canadese che in Becoming Batman: the possibility of a Super Hero”, dispensa consigli pratici per tirare fuori il super eroe che è in noi. Un discreto training fisico e mentale, la giusta alimentazione e una buona dose di costanza, ed ecco che il gioco è fatto!Possiamo tranquillamente buttarci da un grattacielo con la certezza di planare a terra senza nemmeno un graffio.
Ora, in tutto questo ambaradan di articoli semiseri, c’è da chiedersi come mai nessuno abbia ancora pensato a scrivere un piccolo vademecum su come diventare Bruce Wayne. Capisco che il fascino discreto del supereroe sia imbattibile ed invidiabile, ma quello del miliardario che tutto possiede e tutto può lo vogliamo proprio buttare via? O forse, in questi tempi di recessione economica, non sarebbe il caso di prenderlo in considerazione?

mercoledì 30 luglio 2008

Precari manovrati

Manovra bocciata. Dopo le norme sul precariato anche quegli assegni sociali non sono piaciute all'opposizione nè ai sindacati che hanno messo Montecitorio alle corde, costringendolo, se non ad un total dietro front, quanto meno a correggere un po' il tiro. Al di là delle soprese che riserveranno le prossime ore (è infatti prevista per domani la votazione al Senato per approvare l'emendamento agli incriminati articoli 20 e 21), ciò che irrita di più è che, in questo sistema di manovre e contromanovre, a ben considerare le cose gli unici ad essere manovrati sono proprio i precari, la cui causa si trova a passare rapidamente dalle "stelle" della campagna elettorale alle "stalle" del post elezioni. Cambiano insomma governi e legislature, ma il risultato rimane invariato. Nessuno riesce ad accollarsi in modo responsabile il problema del precariato che da stato di transizione,quale dovrebbe essere in realtà, si sta trasformando sempre di più in uno status quo. E questa non è una rosea prospettiva...

lunedì 28 luglio 2008

Robin non abita più qui.


Pur ispirandomi nella vita ad idee per lo più progressiste, debbo convenire che in certi casi le mie posizioni sono radicalmente conservatrici. Per intenderci, faccio insomma veramente fatica ad accettare una Biancaneve con solamente sei nani, ma se per puro caso, apparisse l’ottavo, di sicuro guarderei a lui con sospetto, trattandolo come minimo alla stregua di un emissario di un rinato KGB.

E sarebbe ancor peggio se mi capitasse di assistere ad una versione di Cenerentola, dove la Matrigna e le Sorellastre si comportassero alla stregua di impeccabili dame della carità o ferventi membri dell’esercito della salvezza. No e poi no!bisogna rispettare i ruoli e seguire l’ordine universale delle cose.

Eppure confesso che queste mie posizioni un tantino integraliste ogni tanto ammettono eccezioni.

Eccezione n°1. Si dice che non possa esserci Batman senza Robin. Ma su questa affermazione mi sento dissentire. Francamente di Robin, ne faccio volentieri a meno. L'ho sempre trovato un personaggio alquanto noioso e legnoso in tutte le sue epifanie, da quelle cartacee a quelle televisive di improbabili sceneggiati Anni '60 (nelle mie orecchie risuona ancora l'improbabile,per non dire altro, “gosh Batman” pronunciato da Robin nella serie che aveva come protagonista Adam West). Per questo, rendo merito a tutti coloro che hanno pensato, ideato e voluto un Batman senza Robin, Tim Burton Christopher Nolan su tutti, capaci di ridare all' Uomo Pipistrello la sua oscura dignità.

Eccezione n°2 .Da qualche settimana è approdato su Rete4 un nuovo sceneggiato dedicato al ladro che ruba ai poveri per dare ai ricchi. Robin Hood of course. Ne avevo sentito parlare bene e, considerato che nasce in casa BBC, non potevo non buttarci l'occhio. Il Telefilm risulta abbastanza fresco e gradevole, seppure a volte un po' sopra le righe e con qualche anacronismo. Ma perchè parlarne e soprattutto cosa ha a che vedere con la messa in discussione dei miei integralismi personali??

Or dunque, da che mondo è mondo Robin Hood è destinato a Lady Marian e viceversa (per la ben nota proprietà biettiva delle anime gemelle). Naturalmente questo lo credevo anch'io. Anzi, lo asserivo con proterva certezza. Peccato che proprio tale certezza sia stata abbattuta da questa nuova serie televisiva. Colpa del villano di turno, Sir Guy di Gisbourne, subdolo ed efferato braccio destro ma anche sinistro di sua Eminentissima Cattiveria, lo sceriffo di Notthimgam. Per farla breve, Guisborne (interpretato da Richard Armitage, eccellente attore very british, con una voce a là Alberto Lupo) sottrae a Robin non solo Locksley, il suo vecchio feudo, ma gli contende anche il cuore di Lady Marian, che non sembra del tutto indifferente al suo fascino tormentato. Fascino, per altro, sempre più apprezzato anche da molte delle spettatrici della serie a tal punto che, girovagando qua e là nella rete, ci si imbatte non solo più in fans devote al binomio Robin Hood-Lady Marian, ma sempre più spesso anche in gruppi di sostenitrici dell'eventuale nuova coppia Lady Marian- Sir Guy! E a dirla tutta devo ammettere che anche chi scrive, sotto sotto, spera che Robin si faccia un po' da parte...magari non troppo, giusto quel tanto per concedere a Guy una possibilità con Marian.

www.bbc.co.uk/drama/robinhood

domenica 27 luglio 2008

Citofonare Wintermann

...Nel caso voleste salire a prendere un caffè, prego citofonare Wintermann....