domenica 31 agosto 2008

My heart will be blessed with the sound of music!


Se le mie vacanze di quest’anno sono state più brevi che mai, e segnate sino all’ultimo dall’incertezza, so per certo dove andrò il prossimo anno. Almeno credo.
Da circa un mese ha aperto le sue porte al pubblico Villa Von Trapp, la storica abitazione della famiglia nota al grande pubblico per uno dei musical più acclamati, The Sound of Music. Chi, insomma, non ricorda Maria, l’iper engergetica novizia di Salizburgo interpretata da una magistrale Julie Andrews, costretta a lasciare il convento per volontà della madre superiora che vuole testare la sincerità della vocazione religiosa della giovane, facendole trascorrere un periodo immersa nella vita secolare?
Chi non ha mai sognato un giro di Laendler, uno dei balli tipici del folclore austriaco, con il severo ma tremendamente fascinoso Capitano Von Trapp, impersonato sul grande schermo dall’ottimo Christopher Plummer?
Ebbene, per tutti costoro ( me compresa) c’è ora l’opportunità di alloggiare in quella che fu l’abitazione dei Von Trapp, trasformata di recente in un accogliente hotel.
Per intenderci. Non si tratta della casa utilizzata come set del film, ma dell' autentica dimora dei Von Trapp, famiglia esistita realmente Georg. L. Von Trapp fu infatti un eroe della Marina Austriaca, decorato durante la Grande Guerra, e dal 1923 al 1938 abitò la suddetta villa con i sette figli nati dal primo talamo e la seconda moglie Maria von Kutschera, aspirante novizia presso il monastero benedettino di Nonnberg a Salisburgo. Maria seppe conquistare la nuova famiglia educandola al piacere del canto e della musica, sino costituire con li ragazzi ed il Capitano un piccolo coro famigliare che si esibì più volte in varie località dell'Austria. Questo sino al 1938, anno dell' Anschluss, l'annessione dell' Austria alla Germania di Hiltler. I Von Trapp, incapaci di adeguarsi al nuovo (e terribile!) che avanzava, furono costretti a fuggire, lasciandosi alle spalle l'Austria e la loro casa salisburghese in seguito confiscata dai nazisti e abitata da Heinrich Himmler sino al 1945.
Adesso, dopo 70 anni, Villa Von Trapp riapre le sue porte in veste di un elegante hotel composto da 22 accoglienti camere che nei primi giorni di apertura hanno ospitato persino la 94enne Maria, primogenita di Georg Von Trapp. Entusiasta dell'albergo, Maria ha dichiarato che più che una vacanza, il suo è stato un ritorno a casa.
Inutile dire che la voglia di visitare la villa è grandissima, considerate le innumerevoli volte che ho visto il film, canticchiando la vivace Do Re Mi, oppure facendomi passare le paturnie con My Favorite Things, o commuovendomi all'ascolto di Climb Every Mountain... Che dire, se oltre al soggiorno in albergo, riuscirò a prenotare anche il The Original Sound of Music Tour astutamente proposto dal turismo salisburghese, posso affermare che veramente my heart will be blessed with the sound of music!

Ancora loro...

...Obama e McCain. Sarà forse colpa del clima un po’ asfittico che ultimamente caratterizza la nostra politica, ma devo ammettere che mi sto appassionando alle elezioni americane, pur con il loro gran carosello di Convention e Contriconvention che ad un europeo, ancor meglio ad un italiano, fanno quasi sempre storcere il naso sino a sbottare in un “è la solita americanata!”. E non senza una certa spocchia. Ma nonostante questo i due candidati hanno saputo guadagnarsi la mia simpatia.
Determinati nel proporre i loro programmi, incisivi nel vicendevole attacco, sebbene sempre nel reciproco rispetto, McCain e Obama anche in queste ultime ore hanno dimostrato una buona dose di astuzia politica cercando di porre rimedio ai punti deboli dei rispettivi programmi prima di prepararsi al rush finale per la corsa alla Casa Bianca,
McCain, accusato di rappresentare un paese vecchio ed invecchiato, ha pensato bene di chiamare come personale candidata alla vicepresidenza la giovane governatrice dell’Alaska Sarah Polin, 45enne determinata e bella (bellezza che le ha fatto guadagnare, nel 2007, la copertina di Vogue), capace di conciliare una carriera politica brillante con le esigenze di una famiglia numerosa (la signora, infatti, ha al suo attivo ben cinque figli). McCain spera così di conquistare le simpatie di gran parte dell’elettorato femminile, non limitandosi a quello repubblicano “per natura”, ma cercando altresì di attrarre quello che si sente ormai orfano di Hillary Clinton e dell’idea di una donna come primo presidente degli Stati Uniti. E non finisce qui. La Palin si batte da anni per la ripresa delle trivellazioni off- shore negli USA, auspicando finalmente l’indipendenza dalle risorse petrolifere mediorientali. Cosa non da poco per un paese che ormai ha visto salire il prezzo del carburante a 4 dollari al gallone e che è notoriamente poco avvezzo alla cultura del risparmio energetico.
Obama, la sintesi perfetta tra JFK e Martin Luther King, ma anche l’uomo che ha ridato vigore l’American Dream, ha scelto invece come suo vicepresidente Joseph Biden, senatore del Delaware, attualmente a capo della commissione parlamentare per gli Affari Esteri per via della sue competenze in ambito di politica internazionale. E proprio queste sue competenze dovrebbero servire a colmare l’inesperienza di Obama in materia di politica estera, ambito il più delle volte poco felice per i Democratici. Biden inoltre è di estrazione popolare, ma questo non gli ha impedito di affermarsi. Batsa crederci, tenere duro e lavorare sodo. Altro punto a favore del sogno americano.
E nelle prossime ore assiteremo anche all’aprirsi della Convention repubblicana, proprio nelle stesse ore in cui è previsto il sopraggiungere di Gustav. Stiamo dunque a vedere…

sabato 30 agosto 2008

Siamo tutti CT

E ci siamo! Riparte oggi il campionato e già ci troviamo qui pronti ad esultare, ad imprecare,ma soprattutto a dispensare buoni consigli perchè, si sa, in Italia, altro che santi e naviganti, siamo tutti CT, pronti a passare un altro anno con la testa nel pallone, mangiando pane e calcio sette giorni su sette. Fino alla nausea.

mercoledì 27 agosto 2008

Il Repubblicano che non ti aspetti.


Ammettiamolo, di lui c'eravamo un po' tutti dimenticati. Sarà che buona parte dell'anno è trascorsa a chiederci chi sarebbe stato il candidato democratico in corsa per la 44ma presidenza USA, se la lady di ferro Hillary Clinton, o il Golden Boy del nuovo sogno americano, il Barack Obama di "Yes , we can", che di John MacCain si erano perse un po' le tracce, almeno dal punto di vista mediatico. Le luci della ribalta, per tutto il 2008, erano state un po' fioche.
Ma in questa estate piuttosto calda dal punto di vista delle relazioni internazionali, ecco che McCain, il 71enne McCain, il reduce del Vietnam, riguadagna terreno tant'è che alcuni sondaggi lo danno addiirttura in testa nelle preferenze dei cittadini americani che si apprestano ad eleggere il loro prossimo presidente.
Improvvisa capacità di convincimento del repubblicano o piuttosto momento di défaillance deli democratico? Virata strategica dell'entourage di McCain, o improvvisa stanchezza di quello di Obama, che dopo un anno impegnato a mettere fuori gioco la Clinton, ha momentaneamente tirato i remi in barca? Forse entrambe le cose. Di certo alcune esitazioni, sopratutto nei confronti della crisi internazionale del conflitto russo-georgiano non hanno giovato ad Obama che ha lasciato scoperto un po' il fianco alle critiche.Fatto sta che i due candidati si giocheranno la loro partita più importante. E per vincerla McCain dovrà continuare a far leva sulle incertezze di Obama, mentre quest'ultimo dovrà ricordare agli elettori tutti i guai e gli errori della presidenza Bush.

giovedì 21 agosto 2008

mare mare mare...

i Terminal di Barajas

Quante volte ho attraversato i terminal di Barajas pensando che era un po'come far ritorno a casa..
Quante volte ho percorso con passo celere i terminal di Barajas, pregustando la colazione di Churros, Leche y Colacao che avrei fatto non appena giunta in quel baretto a Callao...
Quante volte mi sono lasciata alle spalle le porte dei terminal di Barajas desiderosa di correre ad aprire al più presto quelle de El Corte Ingles, paradiso per i shopaolic, dove avrei dato la caccia all'ultimo cd di Luis Miguel o de La Oreja de Van Gogh...
Quante volte ho lasciato un po' mesta i terminal di Barajas, per ritornare a casa, quella vera però...pensando, hasta pronto Madrid, hasta siempre Barajas....

Cui Jian, Allevi....e i paradossi cinesi


È un paese a regime comunista, ciononostante sta vivendo un forte sviluppo in senso capitalista.
È uno degli stati con crescita demografica più alta, nonostante le politiche governative non la incentivino e, anzi, facciano di tutto per mettervi un freno.
È il paese che in questi giorni ospita gli ultimi giochi olimpici. Eppure le releazioni tutt’altro che amichevoli con il Tibet, tanto per usare un eufemismo, la pena di morte ancora in vigore e le torture tollerate sia nei confronti di prigionieri comuni che di quelli politici ( sebbene una legge del 1996 , almeno formalmente, le vieti), farebbero rabbrividire il povero barone De Coubertin.
La Cina è veramente il luogo delle antinomie. Ed in questi giorni di tregua “olimpica “aggiunge un nuovo paradosso, al già suo nutrito palmres di contraddizioni. Merito di due musicisti, due artisti di fama internazionale, che tra loro non potrebbero essere più diversi, Cui Jian e Giovanni Allevi. Rocker il primo, anzi il rocker cinese per antonomasia, una sorta di Vasco Rossi orientale; enfant prodige della musica classicaa contemporanea il secondo. Ma cosa li accomuna o forse, meglio ancora, li allontana.?
Cui Jian è soprattutto uno di quei cantanti simbolo, un rocker contro, di protesta, le cui canzoni, che parlano soprattutto di libertà, esprimono dissenso ed ostilità nei confronti del sitema politico, ma anche il desiderio di radicale cambiamento nella realtà socio-politica cinese. Memorabile fu poi la sua partecipazione attiva alle vicende di piazza Tienammen nel 1989. Più volte infatti, e non solo cantando, incoraggiò quelle migliaia di studenti che chiedevano più libertà e meno repressione. E che ahimè furono brutalmente ridotti al silenzio dall’esercito. Per tutte queste ragioni Cui Jian è decisamente un personaggio scomodo tant’è che il governo cinese ha pensato bene di esiliarlo. Ne tollera l’esitenza certo, ma al di fuori dei patrii confini.
E proprio da qusto esilio, che rimane pur sempre una sorte migliore rispetto a quella capitata ad altri dissidenti, Cui Jian comincia a lamentare una certa stanchezza. Stanchenza principalmente perché oltre a lui, ad essere esiliata è proprio la sua stessa parola. E per un cantante non è una cosa da poco. Certo, ai suoi concerti continuano ad accorrere migliaia di persone, ed i suoi dischi funzionano bene. Ma Jian si chiede quanto dei suoi testi arrivi veramente al pubblico straniero. Il cinese purtroppo (o per fortuna) non è l’inglese, e ancorché ormai tutti sostengano e ci dicano che sarà la lingua del futuro e che prima o poi dovremmo impararla, al momento non sono ancora molti nel mondo a conoscerla bene, così bene da comprendere sino in fondo le importanti sfumature di una canzone, il cui valore non sta semplicemente nel riprodurre una melodia orecchiabile ma nell’inviare un messaggio, o meglio ancora nel comunicare un contenuto che a volte può anche essere rivoluzionario. È dunque comprensibile il senso di frustrazione che Jian ci dice di provare.
Tutt’altra storia invece per Giovanni Allevi. Pianoman, così come è stato ribattezzato dai media di mezzo mondo, si esibirà domani nella Città Proibità, accompagnato dalla China Philharmonic Orchestra, la più stimata orchestra sinfonica di tutta l’Asia. Allevi non sarà semplicemete pianista ed esecutore dei suoi brani più noti, ma si presenterà anche nelle vesti di direttore d’orchestra. E proprio in queste ore, nella Pechino olimpica, anche lui si sta “allenando” , provando e riprovando con gli orchestrali cinesi, dirigendo e comunicando con loro a ritmo di bacchetta. Naturalmente ci si chiede come facciano a capirsi, perché pur essendo Allevi, un vero “uomo rinascimentale”, che talentuoso conoscitore di musica e filosofia, non mi risulta che parli anche il cinese. Eppure intervistato dai giornalisti proprio su questa presunta difficoltà, ha risposto che «fortunatamente,ci si capisce tutti nonostante non si condivida la lingua». Quasi a dire che la musica è un linguaggio universale.
La musica però, oltre ad essre sapiente combinazione di suoni e melodie, è fatta anche di canzoni, ovverossia di parole. E la parola è umana aspira sicuramente all’universalità ma si scontra con la finitudine dell’uomo. Ascoltiamo dunque Allevi, ma non dimentichiamoci di Cui Jian.

venerdì 15 agosto 2008

Becoming Bruce Wayne



La Batmania dilaga. Ed è anche comprensibile! Ho già visto per ben due volte Il Cavaliere Oscuro, ed entrambe con la stessa partecipazione emotiva e la stessa tensione. Mai che mi sia partito uno sbadiglio traditore, o che mi sia “calata la palpebra” tanto da dovermi sparare un doppia dose di pura caffeina. In ufficio e tra amici abbiamo creato gruppi di discussione. Nolan ha centrato ancora una volta il bersaglio, peraltro non senza mettersi nei guai. Già, perchè con The Dark Knight ha passato il punto di non ritorno, trasbordando dal comic movie all'action thriller e nei prossimi episodi ( se mai ci saranno!), il regista dovrà misurarsi con se stesso. Non dico superarsi, ma quanto meno mantenere un livello alto. Una lettura banale delle vicende dell'Uomo Pipistrello non sarebbe tollerata.
Tutto questo, come dicevo poc'anzi, giustifica il diffondersi al limite del parossismo dell'interesse per Batman. E' sufficiente aprire Google, lanciare una ricerca, et voilà ...il gioco è fatto. Davanti ai nostri occhi appariranno come per magia migliaia di link rinvianti più o meno direttamente ad argomenti e questioni batmaniane.
In primis, naturalmente, quelli che si riferiscono alla pellicola in modo diretto, news su incassi e botteghino, gossip sulle vicende e vicessitudini del Cast e,non ultime, ipotesi sul futuro della storia.
Immediatamente dopo però seguono una serie di link ad articoli per così dire originali nel loro genere.
Il Sole24ore.com per esempio, ci illumina sulla filosofia in Batman. Alessandro de Nicola scomoda Derrida ed il poststrutturalismo francese per spiegare la sfrenata sociopatia di Joker, la cui anarchia farebbe invidia persino a Stirner.
Borsis Sollazzo, sempre per Il Sole24ore.com, spiega come nella Gotham City di Nolan si riflettano tutte le paure ed i conflitti della America di oggi, ancora traumatizzata dall’11 settembre.
La Stampa.it preferisce invece indicare la via giusta da intraprendere per diventare Batman, sottoponendo ai lettori lo studio di Paul Zeh, neuroscienziato canadese che in Becoming Batman: the possibility of a Super Hero”, dispensa consigli pratici per tirare fuori il super eroe che è in noi. Un discreto training fisico e mentale, la giusta alimentazione e una buona dose di costanza, ed ecco che il gioco è fatto!Possiamo tranquillamente buttarci da un grattacielo con la certezza di planare a terra senza nemmeno un graffio.
Ora, in tutto questo ambaradan di articoli semiseri, c’è da chiedersi come mai nessuno abbia ancora pensato a scrivere un piccolo vademecum su come diventare Bruce Wayne. Capisco che il fascino discreto del supereroe sia imbattibile ed invidiabile, ma quello del miliardario che tutto possiede e tutto può lo vogliamo proprio buttare via? O forse, in questi tempi di recessione economica, non sarebbe il caso di prenderlo in considerazione?